Di carta e di luce: recensioni

dicartaediluce_mLa recensione di TUTTOLIBRI

Questo è un libro forte e diverso, di un’originalità tutta da definire, situato com’è in una geografia narrativa piuttosto ben delineata e allo stesso tempo asettica, neutrale, quasi spirituale.
Paola Baratto è bresciana, prima di questo romanzo edito da uno sconosciuto editore di Montichiari – se ne sarà accorto, Busi, di avere una conterranea così dotata? – aveva pubblicato un altro paio di lavori, uno dei quali presso lo stesso Zanetti.
Perché questo libro dovrebbe avere un po’ di fortuna? Primo, per la cadenza narrativa davvero singolare a capitoli alternati, in cui le stesse vicende vengono recitate da due punti di vista diversi, quello del giovane iper-informatico Demo Flores e l’altro, più legato alla salvaguardia delle tradizioni smarrite, della sua compagna di viaggio dal nome ereditato da una remota lontananza beat, Eleanor Rigby. Secondo, perché affronta il tema del futuro intellettuale con una lucidità quasi fantascientifica, ipotizzando soluzioni tecnologiche alla morte della carta, e con essa del pensiero umano. Terzo, perché la ricerca che i due eroi contrapposti intraprendono, in un’Europa arcaica e dickiana, tra memorie rurali e inquinamenti di un pianeta alla deriva, è destinata a lasciarci senza risposte ma con molti dubbi sul nostro destino.
Il tempo è idealmente collocabile una decina d’anni oltre il 2000, dove il mondo è ormai un’invenzione malriuscita, e il viaggio della Rigby e di Flores sulle tracce dell’oscuro, magico Anton Zaifa, potrebbe essere un viaggio di redenzione. Il mondo “di carta e di luce” che dovrebbe salvaguardare cultura è un percorso che attraversa il mefitico golfo ligure, le pianure casolari di un Périgord ancorato al passato, fino al mistico sentiero di Santiago de Compostela. Il mistero del “monaco” di Vézelay, che si affanna alla ricerca di salvezza della carta con lo strumento della luce non sarà risolto neppure con l’indecifrabile messaggio finale divorato da un virus informatico: esiste davvero Anton Zaifa, ed è un diavolo o un angelo di resurrezione per questa umanità soffocata dal suo stesso progresso? “L’ultima parola al dubbio”, dice la Baratto, ma senza sorprenderci.
Ci ha sorpreso invece con la sua inventiva di qualità, con le figure magnifiche incontrate sul simbolico percorso: da Primus, il turista cieco che segue ogni rotta su guide ricalcate, a Luther, il finto monaco impegnato nel grandioso progetto “Fahrenheit 451”; dagli “amanuensi telematici” di Vézelay al paesaggio sommerso di brume radioattive di Mont-Saint-Michel.
Non è azzardato definire questo intelligente, coinvolgente romanzo una mediazione intellettuale tra la vecchia fantascienza – abbiamo pensato a Davy l’eretico di Pangborn – il romanzo storico alla Eco e un tentativo invece estremamente personale di trovare un nuovo tracciato narrativo nei meandri della letteratura, dove Don Chisciotte incontra le rotte magmatiche dei Foster Wallace e dei Palahniuk, e insieme cercano una via di salvezza, per la letteratura stessa e – di conseguenza – per l’umanità che ancora se ne nutre.

(Sergio Pent – Tuttolibri – La Stampa, 7 aprile 2001)

 Inizia cosi.. | Assaggi | RecensioniOrdini